Apparteneva ad un personaggio di grandissima importanza la tomba ritrovata nell’ultima fase di scavi del 2019 alla necropoli del Vallone di San Loranzo a Montecchio. I resti rinvenuti dagli archeologi fanno infatti ipotizzare che il personaggio fosse un principe della zona e forse rappresentante non solo del potere politico ma anche di quello religioso. Il Comune di Montecchio, nonostante l’emergenza coronavirus, mantiene sempre acceso un faro sull’area degli scavi ritenuta di grande importanza dal punto di vista storico-archeologico e culturale.
La necropoli del Vallone di San Lorenzo è una delle più vaste dell’Umbria. Doveva essere stata realizzata in relazione ad un centro abitato molto importante che ancora non è individuato. La necropoli ha restituito oltre 3.000 sepolture nella roccia, nella gran parte dei casi costituite da un corridoio d’accesso e da una stanza quadrangolare. In alcuni casi le tombe sono costituite da due stanze, una destinata ai corpi e l’altra ai corredi votivi. I ritrovamenti attestano sepolture che coprono in maniera continuativa un periodo che va dal VII secolo a.C., fino al III secolo a.C., quando il sito dovette essere abbandonato.
“La scoperta della nuova tomba nella Necropoli del Vallone, tipologicamente diversa da tutte le altre, con connotazioni culturali differenti da quelle ipotizzate fino ad ora – si legge in una relazione pubblicata dal Comune anche sul proprio sito istituzionale – amplia notevolmente le conoscenze e le potenzialità di un sito fortemente strutturato di cui l’abitato rimane ancora l’incognita maggiore. L’importanza dei risultati prodotti dalla nuova indagine ha permesso a Montecchio di partecipare, nel gennaio 2020, al più importante convegno internazionale di archeologia che si tiene ogni anno negli Stati Uniti: l’Annual Meeting of the Archaeological Institute of America organizzato nella prestigiosa sede di Washington”.